Gli ingredienti per la ricetta della longevità e per l'efficienza del cervello sembrano essere movimento, dieta mediterranea e esercizio mentale, conditi (perché questi difficili da misurare) da una buona qualità del sonno, intensità dei rapporti sociali e livelli controllati di stress cronico.
Secondo Stefano Cappa, docente di Neuroscienze Cognitive all'Università Vita e Salute-San Raffaele di Milano, sembrano, proprio in quest'ordine di importanza, i fattori che mantengono l'efficienza del cervello e accrescono qualità e quantità della vita.
Se già Giovenale oltre duemila anni fa scriveva la celebre "mens sana in corpore sano" non sembra ci siano state svolte significative nella ricerca. Qualcosa però è cambiato: l'invecchiamento progressivo (e inarrestabile) della popolazione moltiplica i casi di degenerazione dell'apparato neurologico che gravano pesantemente sui bilanci sanitari, da qui la necessità impellente di capire meglio come preservare più a lungo le facoltà intellettive nelle persone adulte.
Trenta minuti al giorno cinque volte a settimana di attività fisica moderata, come una sessione di walking, una pedalata sulla cyclette o una bella nuotata, a differenza di come si è sempre pensato, producono benefici neurologici non come effetto dei benefici sul sistema cardiovascolare, sembra invece che l'effetto protettivo dell'attività fisica agisca direttamente sul cervello.
La dieta mediterranea sembra avere un effetto diretto, non conseguente, sulle migliori condizioni metaboliche e cardiovascolari di chi segue questo stile alimentare. Una protezione ancora superiore sembra derivare da un'alimentazione vegetariana o, comunque ipocalorica, con ulteriori restrizioni dei prodotti animali, zuccheri raffinati e cibi industriali.
Per mantenere lucida la mente niente di meglio che cruciverba, sudoku e giochi vari. Sembra però che lavori intellettualmente impegnativi e gradi di istruzione elevati abbiano una funzione protettiva nei confronti della demenza superiore a chi pratichi regolarmente attività ludico-mentali.
Il professor Stefano Cappa dichiara:
Le ricerche dimostrano che chi si dedica ai giochi ha capacità superiori alla media nel praticarli, ma la maggiore abilità non si estende ad altre prestazioni mentali. Invece l'alta scolarità e le attività lavorative intellettuali, più che proteggere dalla demenza sembrano rinviare la data di comparsa. Probabilmente una vita intellettualmente stimolante fornisce al cervello una "riserva cognitiva" che gli consente di resistere più a lungo alla perdita di cellule nervose.
I dati attuali sulle capacità protettive di queste attività si basano su ricerche retrospettive, che hanno confrontato negli anziani le prestazioni mentali in relazione alle attività svolte durante la vita. Il prossimo step dello studio prevede l'analisi di casi di demenza in soggetti che a 50 anni iniziano a seguire la dieta mediterranea e un programma di attività fisica.
Se la ricerca darà i risultati auspicati, la ricetta della longevità verrà ulteriormente perfezionata.
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